Le immagini dellinconscio
giovedì 23 febbraio 2012
"Leggere nella coda dell'occhio..."
"...un giorno vidi nel laboratorio di rilegatura un paziente che non conoscevo. Chiesi all'assistente, uomo senza preparazione, semi-analfabeta, ma estremamente sensibile: 'Hernani, chi è questo ragazzo? Dov'è la sua autorizzazione [a fequentare il laboratorio]?' All'inizio cercai di essere rigorosa, per difendermi da critiche che mi attribuivano innovazioni eccessive. L'assistente mi disse con vergogna: 'Lui non ha autorizzazione, ma ho notato che da diversi giorni, quando andavo a prendere i pazienti con l'autorizzazione, mi guardava con la coda dell'occhio pieno di vogli di venire, e oggi l'ho portato'. Risposi solo: 'Hai fatto bene' e pensai: 'Una persona che sa leggere nella coda degli occhi di uno schizofrenico, è fuori dal comune'. Ma era necessario regolarizzare la situazione. E quale non fu la mia sorpresa quando, parlando col collega responsabile del paziente, nell'ospedale Gustavo Riedel, mi disse: 'Non ho mandato questo paziente perché è già ricoverato da 23 anni e tutto quel che fa è portare la biancheria in lavanderia". Insistetti perché autorizzasse il suo ritorno all'atelier e egli concordò. Il paziente si entusiasmò con la rilegatura, assistito da Hernani, che sostituiva il fondatore dell'atelier di pittura dell'ospedale, Almir Mavignier, che oggi è professore d'arte in una scuola d'Amburgo. Durante queste ferie, Hernani portò il paziente, Emygdio, all'atelier di pittura, dove cominciò l'attività. Quando vidi la sua prima tela ne fui scossa: 'Hai già dipinto qualche volta prima?'. Lui mi rispose di no e quando gli chiesi quale era la sua attività precedente mi stupii ancora di più: tornitore meccanico della Marina di Guerra del Brasile. Anche Almir quando tornò dalle ferie si entusiasmò di Emygdio, che anche i critici d'arte più famosi di Rio indicarono come un grande pittore Questo successe alla fine degli anni del 1940 e fu un colpo per la psichiatria tradizionale".
Il mondo contempoaneo è impaziente. Di Luiz Carlos Lisboa. Pubblicato nella rivista O Estado de Sao Paulo il 24 gennaio del 1987
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